Il Diario di Čarnojević è un libro febbrile, rapito, scritto sui ricordi d’infanzia nella provincia danubiana vojvodinese e il presente di morte esperita nella guerra.
Né si può scegliere tra le due fascinazioni. Entrambe le narrazioni sovrapposte così energiche, così piene. Da una parte l’irruzione in scena delle anonime comparse di un mondo contadino remoto e delle sue gerarchie sociali e religiose, dall’altra la serialità dei soldati, la numerazione della loro scomparsa, l’anonimato funebre delle loro divise. Miloš Crnjanski apre qui il laboratorio della sua originale scrittura: tra autoctonia balcanica e rapporto con l’avanguardia europea, tra forza della rappresentazione di realtà e simbolismi. Troverà infatti il lettore qui anche le tracce di quel manifesto ‘sumatraista’ che Crnjanski scrive – rifiuto della Storia e profezia di un mondo naturale incontaminato e altro.

 

“Ci stavamo avvicinando a Podkamien, avanzando lentamente attraverso la fitta vegetazione. Le trincee russe erano piene di brandelli d’abiti, camicie coperte di sangue, fucili rotti, morti…un macello terribile. I miei compagni, che solo due giorni prima cantavano, giacevano ora con le fronti spaccate in quelle trincee. Uomini pidocchiosi, sporchi, sfiniti, gialli, puzzolenti; alcuni ancora vivi, lo sguardo delirante, in punto di morte. Uno del mio gruppo riconobbe suo fratello tra loro, cominciò a tremare, a gridare. Il battaglione avanzava tra i boschi…”

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Miloš Crnjanski (Csongrad, Ungheria, 1893-Belgrado 1977) nasce, figlio unico, in una famiglia piccolo borghese di modeste risorse, presto privato del padre. L’infanzia e la formazione – a Timisoara prima e poi soprattutto in Vojvodina – segnano la costante, la fascinazione e il legame, con la cultura serba. I riti e i miti, i canti e l’epos. Ambienti, didattica, clero minuto e vladika della chiesa ortodossa. Alla vigilia della Prima guerra mondiale è studente a Vienna – come si doveva – prossimo degli ambienti giovanili panslavisti. Viene arrestato e messo in prigione dopo l’attentato di Gavrilo Princip a Sarajevo (28 giugno 1914) e subito reclutato e incorporato nell’esercito imperiale austro-ungarico. Nella lunga devastante esperienza di guerra sul fronte orientale e poi sul fronte italiano, infine in ospedale, ferito, ricoverato come tubercolotico (ma non lo è), scrive il Diario di Čarnojević (Dnevnik o Čarnojeviću, del 1921 la prima edizione). Libro originale e singolare della Grande guerra. Della sua ampia produzione, in prosa e poesia, ricordiamo le opere già in lingua italiana: Migrazioni (in due volumi e due tempi, 1992 e 1998, Adelphi), il Lamento per Belgrado (Il Ponte del Sale, 2010).